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Complessità, merluzzi e percezione psicologica della sicurezza

Quello del Decreto Sicurezza è un argomento di rovente attualità. Aspramente criticato da un largo fronte che va dalle opposizioni alle associazioni umanitarie, è stato giudicato incostituzionale dalle associazioni di studi giuridici, economicamente svantaggioso per il sistema Paese, inattuabile rispetto alla copertura economica prevista.

È sufficiente leggerne il testo per inferire che, con fondi stanziati a copertura di circa 400 rimpatri e in assenza di accordi con i Paesi di partenza, il numero degli stranieri irregolari sul nostro territorio salirà a dismisura; in sostanza, il Decreto rema attivamente proprio contro ciò per cui è stato redatto: la sicurezza.

Domanda d’obbligo:
perché un governo promulga una legge che, al netto di enormi implicazioni morali, si rivela antieconomico ed inefficace rispetto allo scopo che si prefigge?  Una possibile interpretazione ci viene, strano a dirsi, dal merluzzo.

I merluzzi del Canada

Intorno alla metà degli anni ’80, il governo del Canada si trovò a fronteggiare una catastrofe ecologica ed economica; il merluzzo, fondamento del settore pesca, stava scomparendo dall’Atlantico del Nord, decimato dalla stessa economia di cui costituiva la base. Il governo studiò una soluzione; ne vietò la pesca e, su indicazione di un team di biologi marini, iniziò lo sterminio del suo principale predatore, la foca. Il clamoroso fallimento dell’iniziativa spinse, nel 1988, il biologo Peter Yodzis ad introdurre il concetto di ‘reti alimentari’, in luogo della ben conosciuta ‘catena alimentare’.  Yodzis dimostrò che il governo fallì perché si era supposto che le due specie interagissero in modo lineare.

Le foche, infatti, non predavano solo i merluzzi, ma anche altri predatori dei merluzzi stessi, formando un sistema di 150 specie interagenti. Il modello delle catene alimentari, pertanto, non è altro che una banalizzazione del sistema complesso delle ‘reti alimentari’. Il team di biologi che avallò il massacro era a conoscenza della complessità del sistema marino, ma al momento di decidere dimenticò il concetto di causalità circolare, in favore del più immediato e lineare, benché semplicistico, rapporto causa-effetto: - foche = + merluzzi.

Quello della fauna marina è infatti un sistema complesso, definito non già dai suoi elementi, ma dalle interazioni tra gli elementi stessi.

Epistemologia della complessità

Alla fine dell’800 Henri Poincaré scoprì i sistemi caotici deterministici, ponendo le basi per la ‘teoria del caos’ illustrata quasi un secolo più tardi dal meteorologo Edward Lorenz e dal suo ormai celeberrimo ‘effetto farfalla’. Dai fondatori Stengers, Morin ed il Nobel Prigogine, i teorici della complessità studiano le interazioni non lineari, non deterministiche, che avvengono all’interno dei sistemi complessi. Il vento della complessità ha travolto anche il mondo della psicologia: la scuola di Palo Alto e la teoria dei sistemi; Winnicott e l’importanza della relazione; Bion e le teorizzazioni sul campo analitico, per citare solo alcuni tra i contributi più importanti, hanno evidenziato e confermato che l’uomo, in quanto organismo vivente, è a tutti gli effetti un sistema complesso, e che la complessità aumenta se osserviamo il modo in cui si organizza: la società. Non a caso, la sociologia è una delle scienze che maggiormente ha contribuito allo sviluppo dell’epistemologia della complessità. Le società umane sono sistemi complessi; le interazioni al suo interno non avvengono in modo lineare, ma secondo i principi di causalità circolare e di retroazione a feedback.

Meno immigrati non significa più sicurezza

Torniamo così alla politica; come il governo del Canada, il nostro governo vuole salvaguardare il suo merluzzo, la sicurezza. Come il governo del Canada, il nostro governo sta commettendo il madornale errore di applicare il lineare, inadeguato e semplicistico rapporto di causa-effetto, ma la scienza ci dimostra che meno immigrati non è uguale a più sicurezza.

In conclusione, chi scrive non può esprimersi sulla buona fede dei biologi canadesi, e fare ipotesi su quella del nostro attuale governo sarebbe troppo semplice… ma esulerebbe dalla neutralità scientifica con la quale stiamo guardando al problema.

A coloro i quali tutto questo accanimento politico contro le fasce più deboli della popolazione sembri eccessivo, e funzionale esclusivamente alla costruzione di un discutibile consenso, farà piacere sapere che, secondo H. Maturana e F. Varela, i sistemi complessi sono per natura tendenti ad oscillare attorno ad un equilibrio definito omeostasi, a farvi inesorabilmente ritorno in seguito ad oscillazioni troppo ampie. In uno dei periodi più bui della nostra Repubblica, sarebbe utile che i nostri politici si informassero sulla complessità; scoprirebbero che le leggi dell’uomo sono, sempre, subordinate alle leggi della natura.

Raffaele Di Cesare

*Note sull'autore:
Raffaele Di Cesare, Psicologo, socio ordinario Psy+ Onlus. Da anni si occupa di psicologia delle migrazioni nei Centri di Accoglienza Straordinaria della provincia di Pescara.

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