La famiglia “liquida”
La famiglia è un sistema aperto strutturato sulla base di una gerarchia di ruoli e confini interni ed esterni funzionali alla stabilità (tra i componenti del nucleo e nella società in generale). Nel rispetto di questi assiomi fondamentali l’adulto/genitore diventa il testimone del passaggio di quei princìpi e di quelle regole che permettono ai figli di orientarsi nel mondo e raggiungere un sufficiente equilibrio individuale, perché è in seno alla famiglia che ha inizio il processo maturativo di ciascuno verso l’acquisizione di un’identità.
Questa primaria istituzione sociale dovrebbe inoltre risultare sufficientemente adattabile ad eventuali richieste evolutive ed ambientali mantenendo la sua funzione guida nonostante i cambiamenti e la sua evoluzione nel tempo.
Qual è il ruolo svolto oggi dalla famiglia nella crescita delle nuove generazioni figlie del mondo globalizzato?
Perdita dei “confini” nel mondo globale
Bauman Z., uno dei più noti interpreti del pensiero contemporaneo, recentemente scomparso, nelle sue molteplici disamine sociologiche utilizza l’aggettivo “liquido”. Liquido è un corpo fluido che tende a deformarsi assumendo la forma del recipiente che lo contiene; quel recipiente funge da contenimento, pone un limite, è la parte solida nell’universale accettazione dei contrari.
Seguendo il flusso, “liquida” diventa anche la famiglia poiché nell’era post-moderna assistiamo alla rapida “liquefazione” delle strutture e delle istituzioni sociali che un tempo assurgevano a ruolo di guida, come conseguenza dei mutamenti che seguono le leggi economiche e di produzione nel mondo globale. Quella globalizzazione che, pensata nelle migliori delle intenzioni, cancella ogni confine territoriale ed ha come scopo ultimo quello di mettere alla portata di tutti benessere e ricchezza. Nei fatti la cancellazione dei “confini”, l’assenza di limiti, ha creato disordine intorno all’uomo e nell’uomo. Confuso, smarrito, disorientato e consumato dall’eccessivo consumismo che però lo identifica come cittadino del mondo globale.
Il limite
Insomma, l’uomo senza quel recipiente che lo contiene, sembra essere perduto. In fondo -un limite- avrebbe forse impedito ad Edipo di uccidere il padre Laio e sposare la madre Giocasta (inconsapevolmente) nella tragedia di Sofocle. Quel limite che il Super-Io dovrebbe garantire nell’elaborazione freudiana del Complesso di Edipo: il figlio, temendo una ritorsione del padre (garante di sicurezza e protezione, temuto e amato per la sua superiorità) rinuncia, nel suo sviluppo, sia ai desideri libidici nei confronti della madre (diventato oggetto d’amore) che a quelli aggressivi nei confronti del padre. C’è un’identificazione del figlio con il Padre/Legge e si instaura il Super-Io.
Un’istanza rigida, e se vogliamo punitiva, che con la sua funzione inibitrice pone però un limite: non tutto è concesso.
Viene perciò da domandarsi come può l’istituzione familiare mettere un limite in una società che limiti non ha.
Individuo confuso, genitore confuso
Anche nel suo status di genitore, l’individuo post-moderno forse fa i conti con il disorientamento caratteristico del nostro tempo. Fluttuanti e alla ricerca delle migliori soluzioni, nuovi orientamenti culturali creano una fusione tra sessi e ruoli, ponendo in secondo piano gli aspetti di una necessaria differenza costruttiva. Si esaltano i miti dell’uguaglianza a livello di coppia e quindi maggior simmetria nella divisione di compiti e responsabilità. L’alienazione al lavoro, che coinvolge entrambi i genitori, riduce il tempo da dedicare ai figli in termini qualitativi. Bisogna essere più affettuosi? O più o meno disciplinanti? Si diventa amici dei propri figli o si coltivano gusti propriamente giovanili, minimizzando la differenza tra generazioni e fornendo incoerenti e contraddittori modelli d’identificazione. Il Super-Io (quell’ istanza che svolge la funzione della “legge” che vieta, ma anche un modello con cui potersi identificare e secondo cui comportarsi ed agire) perde la sua azione frenante soprattutto in un’epoca così permissiva. Insomma si rende più che mai necessaria attualmente, l’esigenza di modelli educativi alternativi, specchio della difficoltà dei genitori a definire un proprio ruolo. Come a dire che se l’individuo è confuso, confusi saranno i ruoli che sceglierà di rivestire.
I tempi post-moderni non sono alleati né dell’individuo né del genitore poiché lo scenario fluido non garantisce certezze, anzi, scorre velocemente in pieno oceano. Non resta che scegliere: lasciarsi trasportare dalle correnti o imparare a nuotare. Definirsi come individui consapevoli e, se si vuole, anche come genitori, imparare a contenersi per saper contenere, nonostante tutto e nonostante i tempi.
Fabiana Piccinini
*Note sull'autrice: Fabiana Piccinini è psicologa e psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico. Esercita attività di psicoterapeuta rivolta a bambini, adolescenti e adulti. Ha un'esperienza decennale nelle scuole di ogni ordine e grado in progetti educativi rivolti ad alunni con disabilità psico-fisica. E' socia ordinaria di Psy+ onlus dal 2013, collabora come psicologa nell’Area Scuola ed ha collaborato al progetto rivolto alle popolazioni coinvolte nel sisma del centro Italia, nell’ambito della psicologia dell’emergenza. Ha maturato esperienza nei progetti di accoglienza straordinaria rivolti a rifugiati politici in Italia.
genitorialità, famiglia, post-modernità
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